venerdì 20 dicembre 2013

Buon Natale e Felicissimo '14!

Anche quest’anno voglio riproporre la cartolina utilizzata per il Natale scorso e per il 2013. Non perché sia stata particolarmente efficace ma perché ritengo la citazione ancora più pregnante di 12 mesi fa.


Auguri vivissimi a ciascuno di voi, a tutto il movimento e soprattutto a quanti assistiamo nei loro bisogni.

Un saluto ed un augurio particolare alle sorelle ed ai fratelli della Sardegna.

domenica 24 novembre 2013

Lettera aperta a Gabriele Brunini NOI CHE NON FUMMO SCONFITTI SOLO PERCHÉ CONTINUAMMO A TENTARE

Caro Gabriele,
questo blog ha taciuto su Report e rompe il doveroso silenzio, dovuto all’emergenza Sardegna in atto, per suscitare dibattito intorno alle tue recenti proposte di codice etico.
Ci fa piacere essere al centro di attenzioni mediatiche. È, comunque, considerazione per il più antico Movimento di volontariato strutturato che oggi l’Italia ed il mondo conoscano ed a cui, giustamente, nulla si perdona .
Certo la parte più interessante del servizio di Report era nell’introduzione di Livia Turco e del Prof. Zamagni quando invocano l’Autorità che regolamenti e vigili sull’intero fenomeno del volontariato cresciuto, non a caso, nell’ultimo trentennio.
Penso che quella parte del programma,  più di quanto seguiva su Pisa e Viareggio, dovrebbe farci riflettere e forse giungere alle tue conclusioni. 
Meglio autoregolamentarsi che farsi regolamentare da un potere politico che ci ha condotto dove siamo (e mi riferisco soprattutto al degrado morale!). 
Questo posso intuire sia stato il percorso che ha lavorato sulla tua mente e, partendo dalla conoscenza della tua storia personale, non potevi che giungere alla conclusione di sollecitare il colpo di reni, l’invenzione prima degli altri del codice etico come si confarebbe, ne convengo, ad un Movimento della nostra portata.
Il presidente Trucchi, da difensore strenuo di un sistema che lo ha generato, per quello che mi è dato sapere, ti risponde che siamo una struttura di uomini, quindi è probabile sbagliare ed è inutile aggiungere regole: ne abbiamo già abbastanza che non riusciamo ad applicare.
Qualcosa di condivisibile c’è anche nelle sue riflessioni anche se ci amareggiano l’arrendevolezza rispetto alle possibili sbavature, la clemenza applicata ad alcuni casi e le prove tecniche di durezza sempre esercitate nei confronti dei piccoli se non proprio degli innocenti!
Cosa c’è di condivisibile in Trucchi? Domanda legittima. Quasi nulla. Ma che di regole ce ne siano a suffuicienza, è vero!
Chi avrebbe dovuto applicarle? Egli stesso da quando tu lasciasti per le avventure politiche in provincia di Lucca!
Per il resto il ragionamento del Presidente è da far cadere le braccia. Non c’è bisogno di un docente in escatologia del diritto per sapere che gli uomini possono sbagliare, rubare, addirittura ammazzare ma non per questo evitare le regole e le leggi ed essere comunque deprecabili per queste azioni.
Oltretutto mi sembra una implicita (forse non tanto implicita) ammissione di colpa l’appellarsi alla fallibilità della natura umana!
Ma cominciamo a ragionare noi due allora caro presidente emerito.
I casi di Pisa e di Viareggio sono quelli di maggiori visibilità e che più si predisponevano per l’intervento giornalistico, a tratti anche esasperato nei toni e nell'interpretazione dei fatti, ma sono la punta di un iceberg che noi conosciamo e che non è solo del nostro movimento.
Ricordi le antiche discussioni sui casi che ci videro rivali? Ricordiamo i moniti di don Roberto Tempestini e la sua sfilza di si e di no in una nostra famosa assemblea? Bene. Non sarò io a riportarli in pubblico dibattito ma mi devi concedere che non mancarono le regole ma la volontà.
Abbiamo approvato un nuovo Statuto che prevede a tal proposito anche il consiglio dei Saggi, una sorta di Autorità fatta in casa, ma ne sai ad oggi l’utilità e l’impiego?
Ed i tanti collegi Probivirali allineati con la dittatura della maggioranza e le disavventure di quelli non allineati?
Manca la volontà di imporre un’etica segnata già nel nome e nei principi ispiratori. O meglio, prevalgono altri interessi individuali e di parte. Prevalgono costantemente in una logica di potere di basso bordo e di bassa cultura.
In un’altra pagina di questo blog troverai scritto che si doveva rifondare il Movimento. Allora sembrò strana ed esagerata la mia affermazione oggi suona meno scandalosa e più urgente.
Caro Gabriele, tu sei stato testimone più di me di molte stagioni delle Misericordie d’Italia ed hai dimostrato sensibilità venendo allo scoperto con una proposta, e, dunque, mi sento di invitarti ad organizzare una riunione riservata a governatrici e governatori “liberi e forti” che vogliono, paritariamente, senza consoli e proconsoli, analizzare e costruire non un codice etico di comportamento ma le basi di un comportamento etico per il futuro?!?
Se ci stai batti un colpo come sempre.

Altrimenti per dirla con  Eliot “noi che non fummo sconfitti solo perché continuammo a tentare”, riprenderemo da soli con la convinzione di sempre.

venerdì 6 settembre 2013

Che succede ad Avellino?


Se le regole democratiche non sono rispettate, per un’associazione di volontariato ricorre l’obbligo di cancellazione dagli albi giacché viene meno una delle caratteristiche dell’articolo 3 comma 3 della 266/91.

Se il consiglio di presidenza agisce come un politburo di sovietica memoria, entrando a gamba tesa sulle decisioni degli organi territoriali democraticamente stabiliti nello Statuto, la democrazia, oltre al rispetto per le confraternite e per i volontari, è violata!

È quanto si deduce da una lettera del coordinatore della Provincia di Avellino che lascia esterrefatti e che è circolata ieri tra le Misericordie dell’area.

In gioco la convenzione per i servizi del 118 della provincia, da sempre affidati alle Misericordie ed alle Pubbliche Assistenze presenti nei paesi e città previsti dal piano Regionale.

A quanto riferisce il coordinatore, confratello Gabriele Lucido, che si firma “coordinatore defenestrato”,     Il consigliere Teodosio (consigliere, in posizione non chiara derivante da un ipotetico mandato ASL o da  Confederazione, si prodigava alla soluzione del problema, nominando le Misericordie che avrebbero dovuto coprire le postazioni di Calitri (sospesa recentemente dalla confederazione e che ha fatto ricorso al collegio probivirale n.d.r.) e di Vallata (dipendente sino ad oggi dalla Misericordia di Calitri n.d.r.) cercando a destra e a manca gli infermieri. In tale contesto veniva investita della problematica  anche la persona che il sottoscritto aveva contattato per la nascita della Misericordia di Vallata già sez. di Calitri per ben 12 anni, approvata dal coordinamento della provincia di Avellino il 13 luglio scorso con voto contrario del consigliere Teodosio.

     Qualcuno si è preso la briga di comunicare all’asl di Avellino che le comunicazioni andavano fatte in Confederazione e non più al coordinatore.

Sembra, inoltre, leggendo tra le righe la missiva, che anche il principio della gratuità delle prestazioni degli associati venga a traballare quando si accenna alla vicenda che inserisce infermieri delle associazioni a bordo delle autoambulanze 118. Infatti, Gabriele riprende:

     La trattativa con l’asl per gli infermieri da chi è stata condotta? Ricordo che la stessa ha provocato le dimissioni del precedente coordinatore Giuseppe Festa. Dopo l’elezione del sottoscritto al coordinamento provinciale ho partecipato,  insieme al responsabile regionale ANPAS e croce rossa, ad un tavolo di concertazione per il rinnovo della convenzione. In tale concertazione,  poi purtroppo arenata per problematiche derivanti dall’asl, erano state definite le seguenti azioni :  importo  per gli infermieri pari al ccnl di Misericordie e/o ANPAS.

      Accettare le condizioni della convenzione di ex Avellino 2 (da indiscrezioni sembra che sia stato concordato un forfait di 12 € ad ora n.d.r.), oggi, crea per tutti un precedente dannoso e difficilmente superabile. Chi discute con l’asl e accetta determinate condizioni, non tenendo presente la base, quindi il coordinamento, quindi quelle misericordie che domani dovranno affrontare il problema, agisce a nome personale e non nell’interesse delle confraternite. 

La lettera è indirizzata a Saggi e Probiviri, ma io attirerei anche l’attenzione dei Revisori contabili: chi paga i danni che deriveranno da un simile illogico comportamento!

Forse quest’aspetto, più degli inviti ripetuti alla riflessione pure esercitati, farà ripensare le posizioni al Presidente Confederale, al Tesoriere, ai consiglieri di Presidenza che, inopinatamente, seguono indicazioni provenienti da qualche avventuriero improvvisato e caotico senza verificarne l’attendibilità e filtrarne le conseguenze.

In verità in provincia di Avellino oggi non si stanno addensando le nubi ma, forse, si stanno diradando. La storia comincia nel febbraio scorso con la presa di posizione del Presidente confederale contro la Misericordia di Calitri, il seguente invio di Delegati, prima che la regolamentazione confederale li prevedesse, tutto senza circostanziare e formalizzare le motivazioni che inducevano a questi atteggiamenti la Confederazione Nazionale (intesa come cerchia magica dei pochi decidenti emersa dalle ultime elezioni e dalle assunzioni seguite).

Detto in breve, ancora oggi, sono indebitamente trattenute le somme erogate dall’ASL di Avelino per la Misericordia di Calitri costringendo l’associazione ad una serie di decreti ingiuntivi per ottenerli dalla Confederazione (!!!!) non dalla pubblica Amministrazione che ha versato più che correttamente.

Girano denunce di diffamazione tra il governatore della Misericordia di Calitri e i vertici nazionali che coinvolgono anche prelati di notevole caratura. E Monsignor Agostinelli? È stato informato?

Ma torniamo ai danni materiali che sembrano essere più cogenti di altri aspetti: le spese per eventuali soccombenze chi le pagherà? Forse si spera che il 5 % versato dalla provincia di Avellino possa essere devoluto a tanto o si pensa di sacrificare altre risorse raccolte con il lavoro di tutti sperperando per il capriccio di pochi.

Oggi forse le nuvole si diradano. Tutto ciò per tenere in mano quello che gira intorno al 118 irpino?

La domanda sorgerebbe spontanea se non fossimo sorretti dalla speranza della buona fede dei confratelli coinvolti e che lascia la speranza del ravvedimento e della maturazione.

Nello stesso tempo assistiamo avviliti a Misericordie che tentano di sottrarre servizi ad altre consorelle, a governatori che tirano colpi mancini ad altri colleghi, a schiere di volontari che si scontrano con altri, a coordinatori che, per aver fatto il proprio dovere, vengono brutalmente defenestrati da consiglieri di presidenza e da confratelli rampanti che ambiscono, etc. etc.

Ma l’invito alla riconciliazione tocca a chi è stato eletto Presidente della Confederazione ed allora utilizzo le parole di Roberto Trucchi per la nobilissima occasione di domani 7 settembre Giornata di preghiera per la Pace in Siria:

 Che il Signore accolga il grido della pace di noi tutti e di Papa Francesco ed illumini i cuori e le menti di chi continua ad alimentare i conflitti invece di ricercare il dialogo e la giustizia.

lunedì 29 luglio 2013

L'APPELLO DELLA FONDAZIONE BANCO ALIMENTARE ONLUS: "SIAMO IN EMERGENZA ALIMENTARE!"

Il presidente Andrea Giussani evidenzia la fine degli aiuti alimentari europei che priverà la Rete di oltre 40.000 tonnellate di alimenti per le strutture caritative di tutta Italia che assistono quotidianamente 1.800.000 poveri. Ricevuti dal Presidente del Senato Pietro Grasso gli Enti Caritativi uniti nell’iniziativa “Insieme per l’Aiuto alimentare”
Riportiamo il testo dell'appello del presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus, Andrea Giussani:

Milano, luglio 2013

Gentili Signori,
siamo in emergenza alimentare!
   La fine degli aiuti alimentari europei porterà la Rete Banco Alimentare a non distribuire più 40.000 tonnellate di alimenti (1.740 tir) alle strutture caritative di tutta Italia che assistono quotidianamente 1.800.000 poveri.
   Questo fatto si aggiunge alla grave crisi, economica e morale, che stiamo vivendo e costringe tutti noi, nei diversi ruoli e responsabilità in cui operiamo, a porci quotidianamente domande su come combatterla e superarla.
   Uno dei recenti richiami ci è giunto da Papa Francesco nell’udienza generale del 5 giugno u.s., che con parole tanto chiare quanto semplici ha ricordato:
   "Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione. Una volta i nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del cibo avanzato. Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici. Ricordiamo bene, però, che il cibo che si butta via è come se fosse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi".
   Abbiamo fatto sapere, con una lettera a Sua Santità, che molti si stanno già adoperando nel recuperare il valore del cibo per donarlo a chi ne ha bisogno. E tra questi anche molte aziende della Produzione, Trasformazione, Distribuzione e Ristorazione collaborando anche con noi. Banco Alimentare dal 1989 recupera eccedenze alimentari, credendo fortemente che il cibo sia un dono che non deve essere sprecato. Lungo questo cammino abbiamo trovato tanti alleati. Crediamo che sia possibile fare ancora di più, perché altro cibo buono non vada perso e arrivi a chi ne ha bisogno. E solo insieme a voi possiamo farlo.
   Ringraziandovi per l’attenzione prestata, vi confermiamo la disponibilità immediata della Fondazione Banco Alimentare Onlus e mia personale, per ogni contatto ed approfondimento, anche operativo, attraverso cui sia possibile dare seguito concreto all’invito del Papa. Grazie a tutti voi.

 
Martedì 23 luglio 2013, il Presidente del Senato Pietro Grasso ha ricevuto gli Enti Caritativi attualmente accreditati presso AGEA e uniti nell’iniziativa “Insieme per l’Aiuto alimentare”.

Al termine dell'incontro Marco Lucchini, Direttore Generale della Fondazione Banco Alimentare Onlus, ha dichiarato: "Siamo onorati e ringraziamo molto il Presidente del Senato Grasso per averci ricevuto. 4.000.000 di poveri in Italia rischiano di non ricevere più aiuti alimentari dalle 15.000 strutture caritative che da sempre accolgono chi è emarginato. Il presidente Grasso non solo si è dimostrato sensibile al tema ma ha voluto farsi immediatamente promotore di rapide e possibili soluzioni a questo urgente e gravissimo problema che sta esplodendo nel nostro Paese."

venerdì 26 luglio 2013

Bene, bravo! Però ...


Obiettivamente la presa di posizione contro il maxi prestito di 150 mln di euro alla CRI contenuta nel decreto così detto del Fare in corso di approvazione in parlamento, è da parte di Trucchi atto meritevole di lode.

L’azione del governo tesa a ripianare la mala gestio che ha causato i rossi endemici del Bilancio della beneamata Croce Rossa, è effettivamente scandalosa, tenuto conto del momento di risanamento e di spending review che attraversa la nostra storia, considerata le drammaticità che vivono alcune aziende sanitarie (vedasi il Mattino) in cui non si riesce a pagare circa 12000 stipendi ai dipendenti, che ci sono urgenze da mettere in pericolo la coesione sociale dell’intero paese.

Trucchi va incoraggiato in questa battaglia che ripropone il movimento delle Misericordie anche come un movimento di cittadini attivi, non solo tesi a produrre servizi per tutte le fasce deboli della popolazione ma anche di cittadini attenti e coraggiosamente votati alla denuncia delle manchevolezze che macroscopicamente i poteri e le istituzioni possano commettere.

“Quello che poniamo alla Sua attenzione – dice Trucchi nella lettera al Presidente Letta - è l’assoluta ingiustizia di un provvedimento che, ancora una volta, genera privilegi verso una sola sigla dimenticando totalmente il lavoro prezioso che migliaia di associazioni di volontariato compiono ogni giorno nei più vari campi del vivere civile, dalla sanità al sociale, dai beni culturali all’ambiente, dall’immigrazione alla scuola,e  tanto altro ancora.” , poi rilancia, chiedendo 1500 mln di euro proprio per quel lavoro prezioso che le migliaia di associazioni di volontariato svolgono in giro per il Paese.

Non bene. Benissimo!

Però un però ci deve essere. Un’azione di questo tipo non può essere sconsolatamente isolata nella storia di questo Movimento.

Non mi si dica che tutto il resto fili liscio come l’olio. Che non eravamo sul ponte quando passavano acque putride in tanti altri settori e momenti.

Una cittadinanza attiva e, per giunta, mirabilmente inquadrata nella millenaria storia del volontariato cattolico, un movimento fatto di giovani a cui brillano gli occhi quando Papa Francesco invoca la Chiesa povera per i poveri, avrebbe dovuto dirne tante altre sulle politiche per l’immigrazione, per i livelli di assistenza e le discriminazioni che registriamo da regione a regione, sulle politiche giovanili inesistenti, sullo stato della sanità pubblica in alcuni territori, per i tagli netti al fondo sociale nazionale, per una protezione civile distratta dalle emergenze alle gestioni emergenziali di qualunque cosa pur di non fare gare, …

150 milioni in prestito alla CRI sono comunque dati alla CRI ed in prestito, e i milioni dati irreversibilmente in rimborsi voluttuosi alla mala politica, al malcostume dilagante ed ai malaffari? Forse non sono affari nostri?

Bene, bravo! Però da oggi alziamo il tiro e non spariamo solo sulla Croce Rossa!

 

 

domenica 21 luglio 2013

Omicidio colposo per il barelliere che fa cadere il degente

Il confratello Di Minica, governatore della Misericordie di Palermo, sulla sua pagina personale di Facebook, riportava una nota dell'Associazione Infermieri Legali e forensi

http://www.ailf.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=330%3Aomicidio-colposo-per-il-barelliere-che-fa-cadere-il-degente&catid=35%3Asentenze&Itemid=2

in cui si riportava la sentenza di Cassazione con cui si decideva in via definitiva che era stato omicidio colposo quello commesso nel 2003 da un barelliere del Cardarelli di Napoli, che mentre trasportava una donna da un reparto all'altro l'ha fatta cadere: la barella, finita in un fosso, ha sbalzato via la paziente che, in conseguenza della violenta caduta era morta per «grave trauma encefalico».

CONDANNA - La Cassazione ha reso definitiva la condanna inflitta dalla Corte d'appello di Napoli al sessantottenne portantino, sostenendo che l'uomo, nonostante fosse a conoscenza delle cattive condizioni di manutenzione dell'ospedale, non ha posto la dovuta attenzione nello svolgere il suo lavoro. La sentenza d'appello del 2011 ravvisava la colpa dell'imputato nel non aver prestato «adeguata attenzione alla sconnessione del terreno» (per la mancanza di una mattonella), pur essendo l'attenzione richiesta «in ragione del generale ed evidente cattivo stato manutentivo dell'ospedale e della zona in cui è avvenuto l'incidente», e ne rilevava «l'imprudenza della manovra consistita nel tirare la barella tenendola alla proprie spalle», anziché spingerla.
Riportiamo la parte di sentenza che interessa:



LA DIFESA - In sua difesa, l'uomo, ha sostenuto di aver agito «confidando sul rispetto da parte di altri soggetti, garanti della sicurezza, dell'obbligo di rendere privo di rischio l'ambiente lavorativo». Secondo la Quarta sezione penale della Cassazione, il dipendente «non può ritenersi esonerato dalla particolare attenzione richiestagli in relazione ai compiti affidatigli, in ragione dell'obbligo di manutenzione strutturale dell'immobile gravante su altri». Anzi, proprio perché a conoscenza delle cattive condizioni dell'ospedale avrebbe dovuto essere più prudente.
LA RIFLESSIONE - Saranno mai perseguiti per omicidio colposo i reali responsabili "del generale ed evidente cattivo stato manutentivo dell'Ospedale" ?!? ed i nostri volontari che accompagnano i pazienti in Pronto Soccorsi il più delle volte fatiscenti e bui, devono andare forse corredati di generatori di corrente per illuminare le corsie degli ospedali ?
Secondo me la sentenza, giusta per definizione, evidenzia più che mai i limiti di un assetto che superando nella realtà ogni possibile fantasia, determina i canoni della dilagante sfiducia nelle istituzioni.
A noi tutti il monito di forzare la preparazione dei nostri soccorritori, di sottolineare la necessità della loro formazione continua e permanente, di sollecitare l'uso dei dispositivi di sicurezza ed il continuo esercitarci sui protocolli. 

venerdì 5 luglio 2013

Protezione Civile: “altrimenti cosa stanno a fare?”


Dopo l’ultimo post sull’impiego di volontari di Protezione Civile in attività non di competenza (vedi giugno 2013), alle oltre 1000 visite al blog ed al dibattito sorto sui social network su cui era stato diffuso, ci è giunta la spiacevolissima notizia che a Sant’Agata di Militello un volontario di protezione civile, Bruno Lupica, insegnante in una scuola di Sant’Agata Militello, era stato vilmente aggredito mentre prestava servizio di controllo del traffico durante una manifestazione ciclistica. Prontamente giungeva anche la notizia che le forze dell’ordine avevano assicurato alla giustizia l’uomo che lo aveva aggredito selvaggiamente.
A quanto pare, Giuseppe Praticò, 37 anni, pluripregiudicato, giunto in auto nei pressi del circuito della gara, ha tentato di superare lo sbarramento di sicurezza approntato dagli organizzatori. Sul posto si trovava il volontario che ha cercato di fermare l’automobilista che si è scagliato contro l’uomo, dapprima minacciandolo di morte e poi aggredendolo e provocandogli fratture ad una gamba. Altre minacce sarebbero state poi rivolte ad un collega del volontario intervenuto per placare gli animi.
L’amministrazione comunale di Sant’Agata Militello ha espresso solidarietà all’operatore aggredito e a tutta la protezione civile comunale stigmatizzando la gravità dell’episodio.
Ma è proprio necessario arrivare a tanto ed esporre i volontari a simili accadimenti?
Possono i comuni sopperire alle esigenze programmabili appellandosi alla protezione civile?
Il volontariato di Protezione Civile deve far fronte all’imprevedibile, semmai mettere in campo le azioni per prevenirlo ma non quello di fare ordine pubblico in un evento che magari era programmato da tempo.
A chi invoca l’impiego in “tempo di pace” della Protezione Civile perché “altrimenti cosa stanno a fare?”  va proprio evidenziato che manca complessivamente un’azione di Prevenzione in questa Italia dalle mille frane, dai sismi intuiti e lasciati colpire, fatalmente arrendevole agli allagamenti  dopo tre gocce di pioggia, etc.
Non è possibile che si impegnino i discendenti degli “Angeli del Fango” a sottovigilini d’occasione per distrarli dall’attesa della sciagura.
Un altro dato è venuto fuori in questi giorni. Importante e confortante.
Sono in tutto 5.542 i Comuni italiani dotati di piano di emergenza su un totale di 7.369, per una percentuale pari al 75%: lo ha reso noto il Dipartimento della Protezione Civile in base ai dati forniti dalle Regioni e dalle Province Autonome.
Nei Piani che raccolgono tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulla struttura del territorio si evidenziano i rischi che possono costituire causa di emergenze. Il monitoraggio dei potenziali fattori scatenanti delle catastrofi, piccole e grandi, è indispensabile per far diventare quei Piani dei documenti in continuo aggiornamento, che tengano conto dell’evoluzione dell’assetto territoriale e delle variazioni negli scenari attesi.
Assumiamo qualche vigile, poliziotto o carabiniere in più e impegniamo i meravigliosi giovani della nostra Protezione Civile per non far ingiallire i piani di emergenza e farli retrocedere a meri adempimenti di legge!

 

 

 

mercoledì 19 giugno 2013

Cosa il volontariato non può fare in Protezione Civile!

Il Capo del Dipartimento della Protezione Civile nazionale - con circolare prot. DPC/CG/0018461 del 10/03/09 (pubblicata in G.U. n°87 del 15/04/09) - ha ricordato che è vietato alle Associazioni di Protezione Civile lo svolgimento di attività diverse da quelle "volte alla previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio,al soccorso delle popolazioni sinistrate ed ogni altra attività necessaria ed indifferibile diretta a superare l'emergenza connessa agli eventi" (art.3.1 della l. 225/1992) precisando che la materia di protezione civile è chiaramente distinta e non sovrapponibile rispetto a quella dell'ordine pubblico e sicurezza (art. 117 Cods., secondo e terzo comma)"

Pertanto stante l'inequivocabile assetto normativo qualunque Associazione non può svolgere attività attinente all'ordine pubblico e sicurezza, quale, appunto, a titolo di esempio, dirigere il traffico veicolare (o presidiare, monitorare, sorvegliare o vigilare che dir si voglia).

Il Capo della Protezione Civile nazionale ha prescritto come lo svolgimento di attività diverse da quelle così previste per legge importa la radiazione dell'iscrizione dai registri o albi di Protezione Civile (come previsto dalla più volte citata circolare prot. DPC/CG/0018461 del 10/03/09 (in G.U. n°87 del 15/04/09) e, ancora peggio, in taluni casi la denuncia per violazione degli art. 316-bis c.p. e/o art. 498 c.p. (come evidenziato dalle circolari prot. DPC/CG/008137 del 09/02/2007 e prot. DPC/CG/0016525 del 11/03/2008).


Essendo che la Protezione civile non e' annoverata tra gli organi di POLIZIA STRADALE i cui compiti e funzioni sono ben delineati dagli art. 11 e 12 del vigente C.d.S., i suoi appartenenti non possono assolutamente svolgere servizi di viabilità' né utilizzare mezzi, divise, stemmi, palette o qualsiasi oggetto riconducibile alla Protezione Civile e/o finanziati in parte o in totale da Enti Pubblici per scopi di Protezione Civile.
I volontari di Protezione Civile non sono assolutamente autorizzati a svolgere determinati servizi e NESSUNO può' affidare loro queste funzioni, 
 
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venerdì 7 giugno 2013

Cavani lascia (o resta)? Proposta shock per De Laurentiis di Carlo Borgomeo

Tratto da Comunicare il sociale del 7 giugno 2013

Nei giorni scorsi ho partecipato a Milano ad un interessante convegno in cui si presentava un prezioso lavoro di Francesco Perrini e Clodia Vurro dell’Università Bocconi su “La misurazione del valore sociale”. Un tema molto attuale ed importante per chi, come me, è impegnato a selezionare e sostenere progetti di iniziative nel “sociale”. Come caso di studio analizzato in profondità, “Un Campo nel Cortile” progettato e già attuato in diversi territori dalla Fondazione Magnoni di Milano.
Questo modello, adottato in via sperimentale dalla Fondazione CON IL SUD con un bando scaduto il 31 maggio scorso, si concretizza nella costruzione di campi di calcetto in periferie urbane o in territori comunque disagiati ed è auto sostenibile: infatti , grazie ad un meccanismo finanziario e gestionale rigoroso e improntato alla massima professionalità, è previsto che questi campi di calcio siano durante il giorno disponibili gratuitamente per i ragazzi dei quartieri e, nelle ore serali, affittati a giocatori paganti.
Il progetto richiede una quota a fondo perduto ( una donazione) di circa 35mila euro, mentre le rimanenti risorse necessarie sono coperte da un mutuo rimborsato grazie ai proventi della parte “profit” della gestione. Un meccanismo che funziona, come ha dimostrato lo studio citato, anche perché la selezione dei soggetti incaricati di gestire l’impianto – peraltro formati ed “accompagnati” da professionalità esperte e collaudate - è particolarmente attenta, diciamo pure severa. Di solito queste iniziative sono “incardinate” in parrocchie, altri istituti religiosi o associazioni particolarmente forti nei territori di riferimento. Inutile sottolineare quanto sia importante “togliere dalla strada” i ragazzi ed abituarli alle regole, all’autodisciplina, alla competizione sana, allo stare in squadra che lo sport può dare: e quanto questo sia un antidoto fortissimo contro il disagio giovanile.
Per andare al convegno di Milano ho preso da Roma l’alta velocità delle 6 e durante il viaggio mi sono preparato l’intervento per non …sfigurare considerato il livello, molto qualificato, degli altri relatori.
Dopo un’oretta di studio, per fare un po’ di pausa, ho letto i giornali: politica, economia, cronaca, sport . Sono (molto) tifoso del Napoli e come tutti i tifosi seguo con un misto di speranza e di imposta rassegnazione il tormentone sulla partenza di Cavani: ne sono ammirato naturalmente, per i suoi gol , per la sue straordinarie doti fisiche, per la sua grinta, per la sua professionalità. Mentre mi chiedevo, da settimane, come sarebbe andata a finire, è scattata una scintilla: Cavani e il “campo nel cortile”; i 65 milioni di euro della clausola rescissoria ed i 35 mila euro per ogni campo nelle periferie napoletane: Scampia, Ponticelli, Barra, Soccavo, Rione Traiano, la Sanità, ma anche Caivano, Arzano e via sognando scugnizzi napoletani che giocano a pallone su un campo vero, con un pallone buono, con le divise e rispettando le regole, invece che in mezzo alla strada.
E così senza alcun moralismo, senza abbaiare alla luna, senza alcun intento demagogico, faccio una proposta a De Laurentiis: se il Napoli vende Cavani , destini lo 0,5% del ricavato a sostenere un po’ di campi nel cortile ( circa 10). Sarebbe un segno straordinario di amore per il calcio e per la città; un modo per avvicinare la leggenda alla realtà, spesso dura, di tutti i giorni: naturalmente l’invito è esteso a Cavani, per una quota analoga del suo ingaggio , per uno o due campi.
La Fondazione CON IL SUD, con la Fondazione Magnoni, potrà assicurare tutta l’ assistenza per la gestione trasparente, efficace e corretta dell’intervento.
Inutile dire che se De Laurentiis riesce a non vendere Cavani , la proposta vale lo stesso. Farebbe parte dei festeggiamenti.

mercoledì 15 maggio 2013

I risultati delle elezioni

Che tu possa incontrare la vittoria e la sconfitta, e trattare queste due bugiarde con lo stesso viso. (Rudyard Kipling)

Grazie a quanti hanno voluto ancora una volta confermare la loro fiducia nella mia persona. Ritengo che non sia importante il risultato finale quanto l'avere affermato i propri principi ed aver lottato per affermarli.
La sconfitta non è la peggiore amarezza che può capitare nella vita per chi ha un impegno sociale. Fa molto più male adeguarsi per viltà o per senso di opportunismo.




giovedì 2 maggio 2013

Misericordie povere per i poveri ma che non votano.


Non penso che la ricchezza sia il male assoluto, anzi penso che possa costituire una Manna Santa … dipende dall'uso che se ne fa, se è figlia di Dio o emissaria degli inferi.
Il monito-anelito di Chiesa Povera per i Poveri, annunciato da Papa Francesco si auspicava la povertà come condizione di empatia per rapportarsi con le povertà che affliggono il mondo. Si può essere anche ricchi ma porsi nei confondi del fratello come prossimo e condividerne le indigenze e le sofferenze!
Allo stesso modo si può anche essere più poveri del nostro prossimo ma offrirsi a sostegno dell’altro comunque dando tutto quello che si può.
Le Misericordie sono da sempre pienamente in questo schema di lettura dei Progetti di Chiesa di domani.
Le grandi Misericordie storiche hanno sempre insegnato che la loro organizzazione, pur doviziosa di mezzi, è sistematicamente messa a disposizione delle fasce deboli della società senza far minimamente pesare la dimensione e soprattutto porgendosi con profonda umiltà al servizio.
Ma anche tantissime piccole realtà confraternali sparse nella penisola, svolgono il loro ruolo nelle comunità di riferimento con tanta abnegazione, con pochezza e quasi irrisorietà di mezzi e di risorse, facendo fronte ai crescenti bisogni che si stanno acutizzando esponenzialmente con la crisi economica che da qualche anno sta montando.
Misericordie che stentano a pagare le assicurazioni degli automezzi, a comprare le divise ai volontari o a pagare le utenze della sede ma che puntualmente SERVONO la loro comunità nei bisogni che le vengono presentate o che addirittura vanno a scovare negli anfratti di una mesta ed orgogliosa dignità.
A quante di queste abbiamo tolto il diritto di voto nella prossima assemblea elettiva? Boh non è dato sapere ancora. Ma l’unico dato che avremo a disposizione sarà sapere chi avrà versato e chi non è riuscito a versare le quote nelle casse. Nessuno si prenderà la briga di distinguere tra chi furbescamente si sottrae alla quota e chi non potendo si impegna in mille encomiabili attività che fanno la colonna vertebrale del Movimento.
Ritengo che a queste Misericordie povere che lavorano per i poveri vada devoluto un contributo economico ed assicurato un doppio diritto di voto!! Ritengo soprattutto che a loro si debba un Censimento delle Attività che giustifichino un Bilancio Sociale che va ben oltre il mero dare e avere di una squallida ed inesorabile contabilità che denuncia un profondo rosso.
Chi vive il Movimento da vicino e non dalle secrete stanze di un ufficio, conosce quanto sia grande questa parte di MISERICORDIE POVERE PER I POVERI mirabile anticipatrice del monito del Vescovo di Roma.
Certo è una parte che fa arrossire quella che pure esiste di Misericordie ricche che mostrano i loro mezzi con tracotante supponenza e che voteranno per venti o per trenta.
Bisognerebbe tenere collegate quelle Misericordie, offrire loro un palcoscenico per poter dire quello che fanno, riuscire a comunicare alla società civile la loro importanza nella tenuta delle comunità di appartenenza. E visto che nessuno si impegna in questo senso mentre gli si fa pesare col diniego del voto la condizione di scarsità dei mezzi, invece di chiedergli il voto che manco lo possono dare, voglio chiedere loro di farmi pervenire una breve lista dei servizi più ricorrenti che fanno e tentare con i pochi mezzi a mia disposizione di creare una adeguata banca dati.
Chi vuole tra governatori e volontari può inviarmi il messaggio alla posta del blog: joedes2@virgilio.it. Grazie.

domenica 28 aprile 2013

qualche domanda per ragionare

Riporto la lettera che ho inviato al Coordinmento delle Misericordie di Avellino estendendola a tutti i Governatori d'Italia.

Consorelle e confratelli,
sono a chiedervi un voto per il prossimo rinnovo degli organi della Confederazione Nazionale.
Non avendo diritto a partecipare al coordinamento della Provincia di Avellino, per la prima volta affido a queste poche righe, quello che per me è stato sempre un appuntamento preliminare a tutti gli impegni di livello nazionale. Ogni mia candidatura è partita con la presentazione al più grande coordinamento della regione delle linee che contraddistinguevano la mia candidatura rispetto agli altri confratelli e soprattutto rendevano conto di quello che avevo combinato nei ruoli ricoperti.
Stavolta non avrei da dirvi niente circa il recente passato non avendo avuto alcun ruolo essendo risultato sconfitto alle elezioni precedenti e, a causa dei meccanismi previsti dai regolamenti elettorali, non ho ricoperto ruoli ufficiali. Ma anche se bocciato dai numeri non mi sento bocciato nelle idee e pertanto anche senza ruoli ho continuato con il blog e gli interventi sui siti a dire quello che ritengo indispensabile ribadire verso una Confederazione sorda alle esigenze delle singole associazioni e dai territori completamente abbandonati al loro destino. Certo i problemi di salute recenti non mi hanno consentito una costante azione di pungolo almeno negli ultimi mesi, ma ora pienamente recuperato una condizione fisica decente è doveroso riprendere l’attività soprattutto se tutti voi mi confermate la fiducia che non mi è mai mancata.
Rivolgendomi a governatrici e governatori o, comunque, a membri dei magistrati, mi limiterei a porre alcune semplici domande, lasciando alle vostre intelligenze le risposte e le conseguenze.
Perché quando è entrato in vigore il nuovo statuto si è fatto partire metà del processo elettorale previsto da questo nuovo statuto e precisamente quello del livello nazionale che era stato appena rinnovato ignorando il livello del decentramento regionale che era la vera novità introdotta dal nuovo strumento?
Perché, nonostante il nuovo statuto non preveda commissariamenti ed interventi non richiesti, la Confederazione insiste a tenere in vita commissariamenti e addirittura ne avvia di nuovi in senso mascherato approfittando di piccole beghe di paese?
Perché, al tempo stesso, si esce dal Forum del Terzo Settore senza verificare le notizie riportate da organi di stampa di livello nazionale circa i vertici della Confederazione?
Perché per l’ennesima volta si arriva alle votazioni senza suscitare dibattito all’interno sulle idee ma solo proponendo nomi e indicando gradimenti? A proposito mi dichiaro disponibile a confronti con chiunque si senta toccato da queste domande in qualunque sede non riservata.
Perché la commissione elettorale, per la prima volta nella storia della Confederazione, non riesce ad evitare la candidatura unica alla Presidenza che sa di bolscevica regressione del sistema e soprattutto di disamoramento verso la Confederazione?
Non so come ritenete di rispondere a queste domande ma spero che sappiate far convergere le vostre preferenze su chi oggi non si dichiara allineato opportunisticamente con questa linea dominante ed oppressiva dei vertici confederali.
Da parte mia, come sempre, vi assicuro che, comunque vada l’elezione, io resterò a impegnarmi per invertire la rotta e ridare profonda dignità al nostro Movimento.
27 aprile 2013                                                                                               giuseppe de stefano

giovedì 7 marzo 2013

Scusate il ritardo

10 gennaio u.s.: un problema cardiaco, che poi si è rilevato un infarto, mi ha tenuto bloccato per due mesi. Sono appena rientrato a casa da quel giorno, in questo tempo la solidarietà da parte vostra e le preghiere che avete rivolto per me sono state un viatico fondamentale per superare anche momenti difficili che si sono presentati grazie a tutti voi.
Mi è stato difficile potermi tenere informato su quello che succedeva fuori da quella sala per la terapia intensiva: nuovi partiti si affermavano, il Santo Padre lasciava ed io, già frastornato per quello che mi stava succedendo, ci capivo sempre di meno.
Per fortuna che rimaneva fermamente costante nelle sue cose di sempre Confederazione Nazionale. Si esce dal Forum per alcune beghe, si va a votare, si aspetta una sentenza si tenta di commissariare gli avversari, si lavora per la gestione quotidiana e supinamente si accettano tutte le volontà di una Pubblica Amministrazione che travolta dal momento congiunturale taglia l'essenziale (118) e conserva il superfluo e l'inutile.
Mentre tutto il mondo indica che qualcosa si sta mettendo irrimediabilmente in discussione e sta cambiando per dare una svolta decisiva il consiglio più rinnovato degli ultimi decenni non sa fare altro che il peggio di quanto è stato fatto dai precedenti. Nessuna svolta avevano promesso e nessuna svolta assicurano. Piatti come non mai.
Prendiamo in considerazione l'affare Forum del Terzo Settore, diversi sono gli aspetti che preoccupano nella vicenda:


1. il fatto in sè, grave per le accuse e per la metodologia strisciante con cui vengono poste;


2. la reazione poco accorta della Confederazione che ha finito per sottolineare il caso rinunciando a dimostrare l'eventuale infondatezza delle accuse e a determinare un'area di confronto interno al Forum sulle questioni poste da essa (se fosse vero che il forum è una scatola vuota e che c'è una semplice spartizioni di poltrone perchè non rimanere dentro e lottare per riportare nel giusto alveo il Forum stesso. e poi tutti i rappresentanti nostri che hanno partecipato al forum negli anni recenti (Gambelli, Brunini, Bertolucci) si erano adeguati forse???!


3. l'assoluta non curanza riservata alla vicenda dal nostro interno, indice di un movimento che continua a staccarsi dai contesti del confronto con le altre associazioni e dalle vicende confederali.


Tra tutti penso che sia proprio l'ultimo sia quello che ci debba preoccupare, perchè con lo stesso spirito trascinato e stanco, stiamo andando al rinnovo degli organi, aspettando una sentenza che potrebbe bloccare le nuove elezioni, e, inoltre, mancano pochi decenni a nove secoli di storia gloriosa!
Forse solo i giovanissimi potranno riprendere questi moniti e ricominciare a costruire lo spirito dello stare insieme e non pensare solo a dividere per comandare il futile e meschino.