lunedì 29 luglio 2013

L'APPELLO DELLA FONDAZIONE BANCO ALIMENTARE ONLUS: "SIAMO IN EMERGENZA ALIMENTARE!"

Il presidente Andrea Giussani evidenzia la fine degli aiuti alimentari europei che priverà la Rete di oltre 40.000 tonnellate di alimenti per le strutture caritative di tutta Italia che assistono quotidianamente 1.800.000 poveri. Ricevuti dal Presidente del Senato Pietro Grasso gli Enti Caritativi uniti nell’iniziativa “Insieme per l’Aiuto alimentare”
Riportiamo il testo dell'appello del presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus, Andrea Giussani:

Milano, luglio 2013

Gentili Signori,
siamo in emergenza alimentare!
   La fine degli aiuti alimentari europei porterà la Rete Banco Alimentare a non distribuire più 40.000 tonnellate di alimenti (1.740 tir) alle strutture caritative di tutta Italia che assistono quotidianamente 1.800.000 poveri.
   Questo fatto si aggiunge alla grave crisi, economica e morale, che stiamo vivendo e costringe tutti noi, nei diversi ruoli e responsabilità in cui operiamo, a porci quotidianamente domande su come combatterla e superarla.
   Uno dei recenti richiami ci è giunto da Papa Francesco nell’udienza generale del 5 giugno u.s., che con parole tanto chiare quanto semplici ha ricordato:
   "Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione. Una volta i nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del cibo avanzato. Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici. Ricordiamo bene, però, che il cibo che si butta via è come se fosse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi".
   Abbiamo fatto sapere, con una lettera a Sua Santità, che molti si stanno già adoperando nel recuperare il valore del cibo per donarlo a chi ne ha bisogno. E tra questi anche molte aziende della Produzione, Trasformazione, Distribuzione e Ristorazione collaborando anche con noi. Banco Alimentare dal 1989 recupera eccedenze alimentari, credendo fortemente che il cibo sia un dono che non deve essere sprecato. Lungo questo cammino abbiamo trovato tanti alleati. Crediamo che sia possibile fare ancora di più, perché altro cibo buono non vada perso e arrivi a chi ne ha bisogno. E solo insieme a voi possiamo farlo.
   Ringraziandovi per l’attenzione prestata, vi confermiamo la disponibilità immediata della Fondazione Banco Alimentare Onlus e mia personale, per ogni contatto ed approfondimento, anche operativo, attraverso cui sia possibile dare seguito concreto all’invito del Papa. Grazie a tutti voi.

 
Martedì 23 luglio 2013, il Presidente del Senato Pietro Grasso ha ricevuto gli Enti Caritativi attualmente accreditati presso AGEA e uniti nell’iniziativa “Insieme per l’Aiuto alimentare”.

Al termine dell'incontro Marco Lucchini, Direttore Generale della Fondazione Banco Alimentare Onlus, ha dichiarato: "Siamo onorati e ringraziamo molto il Presidente del Senato Grasso per averci ricevuto. 4.000.000 di poveri in Italia rischiano di non ricevere più aiuti alimentari dalle 15.000 strutture caritative che da sempre accolgono chi è emarginato. Il presidente Grasso non solo si è dimostrato sensibile al tema ma ha voluto farsi immediatamente promotore di rapide e possibili soluzioni a questo urgente e gravissimo problema che sta esplodendo nel nostro Paese."

venerdì 26 luglio 2013

Bene, bravo! Però ...


Obiettivamente la presa di posizione contro il maxi prestito di 150 mln di euro alla CRI contenuta nel decreto così detto del Fare in corso di approvazione in parlamento, è da parte di Trucchi atto meritevole di lode.

L’azione del governo tesa a ripianare la mala gestio che ha causato i rossi endemici del Bilancio della beneamata Croce Rossa, è effettivamente scandalosa, tenuto conto del momento di risanamento e di spending review che attraversa la nostra storia, considerata le drammaticità che vivono alcune aziende sanitarie (vedasi il Mattino) in cui non si riesce a pagare circa 12000 stipendi ai dipendenti, che ci sono urgenze da mettere in pericolo la coesione sociale dell’intero paese.

Trucchi va incoraggiato in questa battaglia che ripropone il movimento delle Misericordie anche come un movimento di cittadini attivi, non solo tesi a produrre servizi per tutte le fasce deboli della popolazione ma anche di cittadini attenti e coraggiosamente votati alla denuncia delle manchevolezze che macroscopicamente i poteri e le istituzioni possano commettere.

“Quello che poniamo alla Sua attenzione – dice Trucchi nella lettera al Presidente Letta - è l’assoluta ingiustizia di un provvedimento che, ancora una volta, genera privilegi verso una sola sigla dimenticando totalmente il lavoro prezioso che migliaia di associazioni di volontariato compiono ogni giorno nei più vari campi del vivere civile, dalla sanità al sociale, dai beni culturali all’ambiente, dall’immigrazione alla scuola,e  tanto altro ancora.” , poi rilancia, chiedendo 1500 mln di euro proprio per quel lavoro prezioso che le migliaia di associazioni di volontariato svolgono in giro per il Paese.

Non bene. Benissimo!

Però un però ci deve essere. Un’azione di questo tipo non può essere sconsolatamente isolata nella storia di questo Movimento.

Non mi si dica che tutto il resto fili liscio come l’olio. Che non eravamo sul ponte quando passavano acque putride in tanti altri settori e momenti.

Una cittadinanza attiva e, per giunta, mirabilmente inquadrata nella millenaria storia del volontariato cattolico, un movimento fatto di giovani a cui brillano gli occhi quando Papa Francesco invoca la Chiesa povera per i poveri, avrebbe dovuto dirne tante altre sulle politiche per l’immigrazione, per i livelli di assistenza e le discriminazioni che registriamo da regione a regione, sulle politiche giovanili inesistenti, sullo stato della sanità pubblica in alcuni territori, per i tagli netti al fondo sociale nazionale, per una protezione civile distratta dalle emergenze alle gestioni emergenziali di qualunque cosa pur di non fare gare, …

150 milioni in prestito alla CRI sono comunque dati alla CRI ed in prestito, e i milioni dati irreversibilmente in rimborsi voluttuosi alla mala politica, al malcostume dilagante ed ai malaffari? Forse non sono affari nostri?

Bene, bravo! Però da oggi alziamo il tiro e non spariamo solo sulla Croce Rossa!

 

 

domenica 21 luglio 2013

Omicidio colposo per il barelliere che fa cadere il degente

Il confratello Di Minica, governatore della Misericordie di Palermo, sulla sua pagina personale di Facebook, riportava una nota dell'Associazione Infermieri Legali e forensi

http://www.ailf.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=330%3Aomicidio-colposo-per-il-barelliere-che-fa-cadere-il-degente&catid=35%3Asentenze&Itemid=2

in cui si riportava la sentenza di Cassazione con cui si decideva in via definitiva che era stato omicidio colposo quello commesso nel 2003 da un barelliere del Cardarelli di Napoli, che mentre trasportava una donna da un reparto all'altro l'ha fatta cadere: la barella, finita in un fosso, ha sbalzato via la paziente che, in conseguenza della violenta caduta era morta per «grave trauma encefalico».

CONDANNA - La Cassazione ha reso definitiva la condanna inflitta dalla Corte d'appello di Napoli al sessantottenne portantino, sostenendo che l'uomo, nonostante fosse a conoscenza delle cattive condizioni di manutenzione dell'ospedale, non ha posto la dovuta attenzione nello svolgere il suo lavoro. La sentenza d'appello del 2011 ravvisava la colpa dell'imputato nel non aver prestato «adeguata attenzione alla sconnessione del terreno» (per la mancanza di una mattonella), pur essendo l'attenzione richiesta «in ragione del generale ed evidente cattivo stato manutentivo dell'ospedale e della zona in cui è avvenuto l'incidente», e ne rilevava «l'imprudenza della manovra consistita nel tirare la barella tenendola alla proprie spalle», anziché spingerla.
Riportiamo la parte di sentenza che interessa:



LA DIFESA - In sua difesa, l'uomo, ha sostenuto di aver agito «confidando sul rispetto da parte di altri soggetti, garanti della sicurezza, dell'obbligo di rendere privo di rischio l'ambiente lavorativo». Secondo la Quarta sezione penale della Cassazione, il dipendente «non può ritenersi esonerato dalla particolare attenzione richiestagli in relazione ai compiti affidatigli, in ragione dell'obbligo di manutenzione strutturale dell'immobile gravante su altri». Anzi, proprio perché a conoscenza delle cattive condizioni dell'ospedale avrebbe dovuto essere più prudente.
LA RIFLESSIONE - Saranno mai perseguiti per omicidio colposo i reali responsabili "del generale ed evidente cattivo stato manutentivo dell'Ospedale" ?!? ed i nostri volontari che accompagnano i pazienti in Pronto Soccorsi il più delle volte fatiscenti e bui, devono andare forse corredati di generatori di corrente per illuminare le corsie degli ospedali ?
Secondo me la sentenza, giusta per definizione, evidenzia più che mai i limiti di un assetto che superando nella realtà ogni possibile fantasia, determina i canoni della dilagante sfiducia nelle istituzioni.
A noi tutti il monito di forzare la preparazione dei nostri soccorritori, di sottolineare la necessità della loro formazione continua e permanente, di sollecitare l'uso dei dispositivi di sicurezza ed il continuo esercitarci sui protocolli. 

venerdì 5 luglio 2013

Protezione Civile: “altrimenti cosa stanno a fare?”


Dopo l’ultimo post sull’impiego di volontari di Protezione Civile in attività non di competenza (vedi giugno 2013), alle oltre 1000 visite al blog ed al dibattito sorto sui social network su cui era stato diffuso, ci è giunta la spiacevolissima notizia che a Sant’Agata di Militello un volontario di protezione civile, Bruno Lupica, insegnante in una scuola di Sant’Agata Militello, era stato vilmente aggredito mentre prestava servizio di controllo del traffico durante una manifestazione ciclistica. Prontamente giungeva anche la notizia che le forze dell’ordine avevano assicurato alla giustizia l’uomo che lo aveva aggredito selvaggiamente.
A quanto pare, Giuseppe Praticò, 37 anni, pluripregiudicato, giunto in auto nei pressi del circuito della gara, ha tentato di superare lo sbarramento di sicurezza approntato dagli organizzatori. Sul posto si trovava il volontario che ha cercato di fermare l’automobilista che si è scagliato contro l’uomo, dapprima minacciandolo di morte e poi aggredendolo e provocandogli fratture ad una gamba. Altre minacce sarebbero state poi rivolte ad un collega del volontario intervenuto per placare gli animi.
L’amministrazione comunale di Sant’Agata Militello ha espresso solidarietà all’operatore aggredito e a tutta la protezione civile comunale stigmatizzando la gravità dell’episodio.
Ma è proprio necessario arrivare a tanto ed esporre i volontari a simili accadimenti?
Possono i comuni sopperire alle esigenze programmabili appellandosi alla protezione civile?
Il volontariato di Protezione Civile deve far fronte all’imprevedibile, semmai mettere in campo le azioni per prevenirlo ma non quello di fare ordine pubblico in un evento che magari era programmato da tempo.
A chi invoca l’impiego in “tempo di pace” della Protezione Civile perché “altrimenti cosa stanno a fare?”  va proprio evidenziato che manca complessivamente un’azione di Prevenzione in questa Italia dalle mille frane, dai sismi intuiti e lasciati colpire, fatalmente arrendevole agli allagamenti  dopo tre gocce di pioggia, etc.
Non è possibile che si impegnino i discendenti degli “Angeli del Fango” a sottovigilini d’occasione per distrarli dall’attesa della sciagura.
Un altro dato è venuto fuori in questi giorni. Importante e confortante.
Sono in tutto 5.542 i Comuni italiani dotati di piano di emergenza su un totale di 7.369, per una percentuale pari al 75%: lo ha reso noto il Dipartimento della Protezione Civile in base ai dati forniti dalle Regioni e dalle Province Autonome.
Nei Piani che raccolgono tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulla struttura del territorio si evidenziano i rischi che possono costituire causa di emergenze. Il monitoraggio dei potenziali fattori scatenanti delle catastrofi, piccole e grandi, è indispensabile per far diventare quei Piani dei documenti in continuo aggiornamento, che tengano conto dell’evoluzione dell’assetto territoriale e delle variazioni negli scenari attesi.
Assumiamo qualche vigile, poliziotto o carabiniere in più e impegniamo i meravigliosi giovani della nostra Protezione Civile per non far ingiallire i piani di emergenza e farli retrocedere a meri adempimenti di legge!