mercoledì 19 giugno 2013

Cosa il volontariato non può fare in Protezione Civile!

Il Capo del Dipartimento della Protezione Civile nazionale - con circolare prot. DPC/CG/0018461 del 10/03/09 (pubblicata in G.U. n°87 del 15/04/09) - ha ricordato che è vietato alle Associazioni di Protezione Civile lo svolgimento di attività diverse da quelle "volte alla previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio,al soccorso delle popolazioni sinistrate ed ogni altra attività necessaria ed indifferibile diretta a superare l'emergenza connessa agli eventi" (art.3.1 della l. 225/1992) precisando che la materia di protezione civile è chiaramente distinta e non sovrapponibile rispetto a quella dell'ordine pubblico e sicurezza (art. 117 Cods., secondo e terzo comma)"

Pertanto stante l'inequivocabile assetto normativo qualunque Associazione non può svolgere attività attinente all'ordine pubblico e sicurezza, quale, appunto, a titolo di esempio, dirigere il traffico veicolare (o presidiare, monitorare, sorvegliare o vigilare che dir si voglia).

Il Capo della Protezione Civile nazionale ha prescritto come lo svolgimento di attività diverse da quelle così previste per legge importa la radiazione dell'iscrizione dai registri o albi di Protezione Civile (come previsto dalla più volte citata circolare prot. DPC/CG/0018461 del 10/03/09 (in G.U. n°87 del 15/04/09) e, ancora peggio, in taluni casi la denuncia per violazione degli art. 316-bis c.p. e/o art. 498 c.p. (come evidenziato dalle circolari prot. DPC/CG/008137 del 09/02/2007 e prot. DPC/CG/0016525 del 11/03/2008).


Essendo che la Protezione civile non e' annoverata tra gli organi di POLIZIA STRADALE i cui compiti e funzioni sono ben delineati dagli art. 11 e 12 del vigente C.d.S., i suoi appartenenti non possono assolutamente svolgere servizi di viabilità' né utilizzare mezzi, divise, stemmi, palette o qualsiasi oggetto riconducibile alla Protezione Civile e/o finanziati in parte o in totale da Enti Pubblici per scopi di Protezione Civile.
I volontari di Protezione Civile non sono assolutamente autorizzati a svolgere determinati servizi e NESSUNO può' affidare loro queste funzioni, 
 
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venerdì 7 giugno 2013

Cavani lascia (o resta)? Proposta shock per De Laurentiis di Carlo Borgomeo

Tratto da Comunicare il sociale del 7 giugno 2013

Nei giorni scorsi ho partecipato a Milano ad un interessante convegno in cui si presentava un prezioso lavoro di Francesco Perrini e Clodia Vurro dell’Università Bocconi su “La misurazione del valore sociale”. Un tema molto attuale ed importante per chi, come me, è impegnato a selezionare e sostenere progetti di iniziative nel “sociale”. Come caso di studio analizzato in profondità, “Un Campo nel Cortile” progettato e già attuato in diversi territori dalla Fondazione Magnoni di Milano.
Questo modello, adottato in via sperimentale dalla Fondazione CON IL SUD con un bando scaduto il 31 maggio scorso, si concretizza nella costruzione di campi di calcetto in periferie urbane o in territori comunque disagiati ed è auto sostenibile: infatti , grazie ad un meccanismo finanziario e gestionale rigoroso e improntato alla massima professionalità, è previsto che questi campi di calcio siano durante il giorno disponibili gratuitamente per i ragazzi dei quartieri e, nelle ore serali, affittati a giocatori paganti.
Il progetto richiede una quota a fondo perduto ( una donazione) di circa 35mila euro, mentre le rimanenti risorse necessarie sono coperte da un mutuo rimborsato grazie ai proventi della parte “profit” della gestione. Un meccanismo che funziona, come ha dimostrato lo studio citato, anche perché la selezione dei soggetti incaricati di gestire l’impianto – peraltro formati ed “accompagnati” da professionalità esperte e collaudate - è particolarmente attenta, diciamo pure severa. Di solito queste iniziative sono “incardinate” in parrocchie, altri istituti religiosi o associazioni particolarmente forti nei territori di riferimento. Inutile sottolineare quanto sia importante “togliere dalla strada” i ragazzi ed abituarli alle regole, all’autodisciplina, alla competizione sana, allo stare in squadra che lo sport può dare: e quanto questo sia un antidoto fortissimo contro il disagio giovanile.
Per andare al convegno di Milano ho preso da Roma l’alta velocità delle 6 e durante il viaggio mi sono preparato l’intervento per non …sfigurare considerato il livello, molto qualificato, degli altri relatori.
Dopo un’oretta di studio, per fare un po’ di pausa, ho letto i giornali: politica, economia, cronaca, sport . Sono (molto) tifoso del Napoli e come tutti i tifosi seguo con un misto di speranza e di imposta rassegnazione il tormentone sulla partenza di Cavani: ne sono ammirato naturalmente, per i suoi gol , per la sue straordinarie doti fisiche, per la sua grinta, per la sua professionalità. Mentre mi chiedevo, da settimane, come sarebbe andata a finire, è scattata una scintilla: Cavani e il “campo nel cortile”; i 65 milioni di euro della clausola rescissoria ed i 35 mila euro per ogni campo nelle periferie napoletane: Scampia, Ponticelli, Barra, Soccavo, Rione Traiano, la Sanità, ma anche Caivano, Arzano e via sognando scugnizzi napoletani che giocano a pallone su un campo vero, con un pallone buono, con le divise e rispettando le regole, invece che in mezzo alla strada.
E così senza alcun moralismo, senza abbaiare alla luna, senza alcun intento demagogico, faccio una proposta a De Laurentiis: se il Napoli vende Cavani , destini lo 0,5% del ricavato a sostenere un po’ di campi nel cortile ( circa 10). Sarebbe un segno straordinario di amore per il calcio e per la città; un modo per avvicinare la leggenda alla realtà, spesso dura, di tutti i giorni: naturalmente l’invito è esteso a Cavani, per una quota analoga del suo ingaggio , per uno o due campi.
La Fondazione CON IL SUD, con la Fondazione Magnoni, potrà assicurare tutta l’ assistenza per la gestione trasparente, efficace e corretta dell’intervento.
Inutile dire che se De Laurentiis riesce a non vendere Cavani , la proposta vale lo stesso. Farebbe parte dei festeggiamenti.