mercoledì 15 febbraio 2012

dopo la neve della Provvidenza.

I paesaggi innevati sanno sempre di quel profondo silenzio che la neve impone alle cose di questo mondo. Anche i pochi rumori che sopravvivono hanno diritto ad essere ovattati ed ammortizzati.
Capita sempre.
Anche all’assemblea andata a vuoto. Sembra quasi che nessuno avesse voglia di farla questa assemblea, che poteva servire ad approvare uno statuto e l’assetto che proponeva. Né chi lo sosteneva né, ovviamente, chi lo osteggiava.
Parte nel frattempo, finalmente, la macchina elettorale per giugno prossimo.
Non si ha voglia di discutere ma di votare, si!
Nei dibattiti di corridoio ancora si da importanza massima ai meccanismi elettorali . Come si voterà? con il vecchio metodo o faremo in tempo ad inventarcene uno nuovo? Nessuno che si preoccupi di non ripetere gli stessi errori dell’ultima elezione, dove si votò, senza chiarirsi per cosa si votava, ma solo chi si votava, a prescindere dalle idee che avesse in testa.
Così si finì per votare chi la voleva cotta insieme a chi la voleva cruda, e quando si trovarono in  cucina litigarono, come sappiamo, e la frittata cadde a terra e gli chef impazziti la calpestarono . Arbitrarono a più non posso e aggregarono, nelle diatribe prima non discusse, anche i saggi probiviri, eletti sempre con gli stessi voti e le stesse alleanze scellerate.
Spero che stavolta si abbia forza a sufficienza per richiedere a chi si candida di dichiarare cosa intende fare quando sarà eletto.
Non assemblee ma luoghi di confronto e di dibattito.
E se si dovesse arrivare alla votazione di giugno sempre allo stesso modo? In quell’ordine apparentemente sparso in cui si colonizzano i territori e si decide altrove chi debba rappresentarli? Cosa potremo fare?
Trattandosi di giugno, sarà difficile sperare in un ulteriore azione della Provvidenza con nevicate inibitorie.
Allora diamoci da fare, al centro ed in  periferia, a parlare delle cose che interessano le Misericordie, i governatori ed i volontari.
All’ordine del giorno delle discussioni non ci dovrà essere solo il riassetto organizzativo della Confederazione, ma anche le politiche sociali di questa nazione e delle singole regioni, i servizi sanitari regionali con le loro falle ed i loro deficit strutturali, il ruolo del volontariato nella crisi economica e difronte al dilagare della povertà, la protezione civile e le sfide del dissesto idrogeologico, delle emergenze climatiche, della prevenzione, del ruolo dei nostri volontari e della loro professionalizzazione.
Del finanziamento. E qui tutti a pensare al finanziamento di Confederazione.
E no! Errore! dobbiamo pensare al finanziamento delle Misericordie: quello di Confederazione ne consegue. Non il viceversa! Che ne sappiamo di come fanno a finanziarsi i governatori di quelle Misericordie  di provincia che tra mille difficoltà assicurano il telefono alla sede? Come li stiamo aiutando. Poi parleremo di come possiamo, se necessario, parlare della struttura confederale!
Allora il dibattito potrebbe riscaldarsi e sciogliere le nevi che coprono i rossori della vergogna.

mercoledì 1 febbraio 2012

L’UNICO MODO DI ANDARE AVANTI È ANDARE AVANTI!

Entrare nel merito: è una vecchia locuzione burocratico – giuridichese, una tentazione di goduria bizantina, un sadico rivoltare di coltello in una ferita purulenta.
Sarei tentato di entrare nel merito dell’ennesima controversa  e polemica diatriba confederale.
Sembrava un idillio l’ultimo consiglio nazionale. Ero tornato rinfrancato dalla meraviglia di aver svolto finalmente un consiglio dove era affiorato ripetutamente il buon senso.
Non avevo cantato l’inno alla gioia perché sinceramente mi sembrava troppo e troppo di punto in  bianco. Avvertivo che, nonostante l’esperienza di un certo ambiente, non capivo tutto e credevo perché mi faceva piacere credere, troppo piacere che rifilasse liscio e si ragionasse con pacatezza finalmente, ma un demone dentro ridacchiava inquieto e mi suggeriva di stare a guardare se tutto fosse così vero.
Ed ecco, nel pieno di un inverno che affligge il nostro paese, un fulmine a cielo tempestoso!
C’è sempre un ricorso che cova sotto la cenere e un collegio che sentenzia.
L’assemblea è vanificata.

Dovremmo leggere 3 pagine di ricorso e 3 pagine di sentenza per poter entrare nel merito.
Se lo ritenete un utile esercizio tutto è pubblicato sui siti. Ma io vorrei non dover entrare nel merito. Perché adesso sarebbe un sadico rivoltare di coltello nella ferita purulenta che tutti conosciamo! No, fratelli, non cadiamo nel tranello che le parti ci propongono. A noi non deve importare chi può avere ragione.
Un Grande Vescovo della mia gioventù, a cui devo l’iniziazione verso la strada del volontariato, una volta mi disse: “Quando la Fede si riduce a norma, a legge, a cavillo giuridico non è più Fede!”
Dall’analisi della storia confederale degli ultimi anni emerge chiara una sola volontà delle parti che continuano a scontrarsi portarci a dividere e a distruggere la confederazione nazionale delle Misericordie. Non credo più a chi dice di volerla salvare nell’uno o nell’altro modo. Chi la vuole salvare non ricorre a mezzucci di questi tipi. Chi la vuole salvare lavora per salvarla.

Avevamo un appuntamento  a Firenze per l’11 febbraio. E allora andiamo all’appuntamento. Se potrà essere un’assemblea meglio. Se non lo potrà essere ci saremo incontrati. Ma è importante andare; ancora più importante di prima che tentassero di declassarci l’incontro.
Potremo decidere comunque per noi stessi. Chi ci sarà, potrà comunque tentare di Rifondare la Confederazione. Forse daccapo se sarà necessario. Se sarà l’unico modo che ci lasceranno.
Che possa essere un Assemblea o meno mi interessa poco. Se ci incontriamo e imponiamo di ragionare avremo lavorato per salvare la confederazione.
E se arbitrati, collegi, preconcetti, scontri di potere, personalismi e cose che non ci appartengono ci vietassero di andare avanti noi seguiremo il monito di un vecchio mito come JF Kennedy che sosteneva che “l’unico modo di andare avanti è andare avanti!”
Per poter fare questo, l’11 prossimo c’è bisogno che ci si muova e si faccia il sacrificio di incontrarsi. Questo nessuno ce lo può vietare.