venerdì 1 settembre 2017

Professione Volontario: RIFLESSIONI SULLA RIFORMA N.2 - Art. 17

I Volontari, ormai,  non sono presenti solo nelle organizzazioni di volontariato ma in tutti gli ETS (enti di terzo settore – v. il post RIFLESSIONI SULLA RIFORMA: N. 1 – SIAMO TUTTI ETS! Del 3 agosto scorso) che sono “tenuti a iscrivere in un apposito registro i volontari che svolgono la loro attività in modo non occasionale”.
Su questi volontari si intrattiene l’articolo 17 del nuovo Codice, collegandoli comunque al principio della Gratuità con il terzo comma dell’articolo, sostenendo che “L’attività del volontario non può essere retribuita in alcun modo nemmeno dal beneficiario. Al volontario possono essere rimborsate dall'ente del Terzo settore tramite il quale svolge l’attività soltanto le spese effettivamente sostenute e documentate per l’attività prestata, entro limiti massimi e alle condizioni preventivamente stabilite dall'ente medesimo. Sono in ogni caso vietati rimborsi spese di tipo forfetario.”
Ma subito dopo al comma 4 il legislatore si rimangia tutto e, cedendo al momento buio della crisi, inventa la professione volontario, sottopagando, sfruttando le necessità che attanagliano i nostri giovani ed i nostri anziani inventa il modo più bieco per offrire lavoro nero per i lavori più nobili e più umili che si possono svolgere accanto ai bisognosi.
Ritorna sui suoi passi e ammette un rimborso spese forfettario ed autocertificato purché non superino l’importo di 10 euro giornalieri e 150 euro mensili e l’organo sociale competente deliberi sulle tipologie di spese e le attività di volontariato per le quali è ammessa questa modalità di rimborso.”
Non riflette, l’ingenuo legislatore, che iscrivendosi a 6 associazioni e svolgendo 10 servizi di 3 ore al mese in ciascuna di queste associazioni, cooperative, fondazioni … ovvero ETS, il “volontario” recupera 900 € al mese esentasse e non pensionabile in perfetto stile di lavoro nero legalizzato lasciandosi sfruttare dai caporali del volontariato che, ormai, fanno lobby di alto bordo impegnando questi ragazzi nelle assistenze domiciliari, nei servizi di emergenza o nei centri per l’immigrazione.
Non devo certamente essere io a far notare a quanti mi onorano di leggermi, che oggi i commessi di un bar lavorano giornate intere per 300 € al mese ovvero 10 € al giorno. Un pensionato in pensione minima tira a vivere con 600 € al giorno e, se fa volontariato, potrà incrementare del 25% il suo reddito.
Non che questo non ci faccia contenti! Anche il nostro destino di prossimi pensionati potrebbe essere alleviato da tale ristoro.
Prevediamo con piacere che le file della cooperazione si ripopoleranno del corpo volontario e che così potranno fare a meno di far firmare le dimissioni all’atto delle assunzioni.

Ma non possiamo far finta anche di descrivere con profonda amarezza il cammino che intraprende la GRATUITA’ che passa da nobile principio di garanzia della spontaneità e della sensibilità dell’individuo a volgare copertura di giochi di legalizzazione del lavoro nero.

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