Dopo
i dipendenti del CPT di Bari (gestito dalle Misericordie) e quelli del CARA di
Gradisca (gestito da Connecting People) ed altre vicende che si sono ripetute nelle strutture per l’immigrazione
ora tocca ai dipendenti del CARA di Isola Capo Rizzuto a dover vivere quel
momento in cui sparisce il datore di lavoro e non sai più chi ti deve le
spettanze sacrosante dovute per il lavoro che hai svolto.
Certamente
non saremo noi a dover fare proposte e trovare soluzioni anche e soprattutto perché
ci sembrano ovvie e scontate pur se mai applicate.
A
noi tocca difendere i diritti di coloro che risultano i più deboli in questo
momento, coloro che in un mercato del lavoro asfittico si ritrovano senza
lavoro e con arretrati da avere e, purtroppo senza potere contrattuale alcuno.
Figli
indesiderati di uno scandalo impopolare ed incapaci di far sentire la loro voce e che, nemmeno nelle fila delle gloriose Misericordie d’Italia, trovano il conforto
della Solidarietà. Tutti nascondono il problema.
Quelli che sino ad ieri erano la forza produttiva
del CARA che rendeva milioni di euro, oggi sono trattati come il relitto dei
relitti.
I
diretti interessati dicono: “Noi
siamo in una situazione molto difficile per colpa di Misericordia ci stanno
prendendo in giro tutti.”, “… siamo
depressi e sfiduciati specie nei confronti di ...Firenze. loro non stanno
facendo granché per chi si trova nelle nostre condizioni causate poi da loro poi
dicono che questa associazione rappresenta il massimo della Carità. Ma….”
Noi non possiamo rimanere indifferenti e
speriamo che anche quelli che recentemente stanno dando ordine di limitare la
diffusione dei nostri articoli, abbiano la compiacenza di fare proprio questo presente
e collaborino a diffonderlo.